Isola di Pasqua - cronaca di una eclisse

Da Associazione Astrofili di Piombino.

Cronaca semiseria di un'eclisse


L’eclisse è una meraviglia .... anche senza la caviglia !!!

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Prima di tutto devo fare una rivendicazione!

Chiedo formalmente ai giudici del Guinnes dei Primati di valutare il mio diritto ad essere menzionato tra i record in quanto detentore della caviglia con distorsione che ha viaggiato più di ogni altra al mondo: 34.000 km complessivi !

Non è da tutti farsi male il primo giorno di vacanza e portarsi a giro con costanza e abnegazione l’arto infortunato fino in mezzo all’oceano Pacifico !

Adesso posso anche sorridere, ma in realtà i primi 3 giorni sono stati un vero incubo !

Dopo la caduta la caviglia continuava a gonfiarsi a dismisura, appena arrivati in hotel non c’era altro da fare che andare subito a farsi visitare.

Che disastro ! Il dolore, il timore che ci fosse una frattura, la rabbia per il viaggio che stava andando a monte dopo averlo sognato, progettato e atteso per quasi due anni, le difficoltà burocratiche per gestire il ricovero,le difficoltà logistiche. Ero andato di corsa all’ospedale, non avevo niente con me, solo il passaporto e il vestito che avevo addosso.

E poi i problemi con la lingua.

Per carità, con lo spagnolo ci si arrangia, finchè si tratta di esprimere concetti semplici relativi a “bene, male, dolore, freddo, caldo” ….. Ma se c’è da ragionare su flebo, antidolorifici, antibiotici, gonfiore, ematomi, ecografia per scongiurare il rischio di embolia, fasciature, tutore e stampelle, la cosa, vi assicuro, è un po’ più complicata!

Il medico parlava inglese, con le infermiere mi è venuto in soccorso un ottimo vademecum fornito dalla clinica che traduceva le espressioni ospedaliere dall’inglese allo spagnolo.

Alla fine ero in grado di chiedere tutto, dal cibo al conforto di un sacerdote ….. A proposito, se dovete fare la pipì in un ospedale sudamericano, ricordatevi che quello che noi chiamiamo “pappagallo” laggiù è il “papero” (in spagnolo = “pato” , come il giocatore del Milan!). Da tutte le esperienze si può imparare qualcosa di utile !

La camera della clinica era ottima (ci credo, con quello che costa!), e l’infermiera per consolarmi ogni tanto mi faceva notare la bellissima vista dalla finestra, proprio sulle montagne innevate che circondano Santiago …. E questo mentre il resto del gruppo era sulle montagne “vere”, nel cuore della Ande, in attesa di dirigersi verso il Cerro Paranal ….. avrei voluto trafiggere l’infermiera con un bisturi !!!!!

Ancora oggi le parole “Cerro Paranal” mi provocano una fitta alla caviglia !!!

Riassunto cronologico: lunedì entro in ospedale, mercoledì sera esco, giovedì resto solo in hotel in attesa del gruppo che ritroverò venerdì pomeriggio.

Giovedì in realtà cerco di prendere dimestichezza con tutore e stampelle, e faccio il giro del quartiere intorno all’hotel (potete vederlo dalla galleria fotografica). Per fortuna ci sono moltissime panchine e la passeggiata è confortevole: 50 metri e un riposino, fino all’ora di pranzo. Particolare curioso: vedendomi con le stampelle e da solo, nessuno si immagina che io sia un turista italiano. Mi scambiano per un “autoctono” e ben tre persone mi fermano per chiedere indicazioni stradali !

Il venerdì sera finalmente il mio viaggio comincia ad assomigliare vagamente ad una vacanza ….. Prima tappa, il belvedere sulla collina che domina Santiago.

Ovvero, neanche a farlo apposta, una salita micidiale per il mio piede! Arranco in ultima posizione dal parcheggio del bus fino ad un punto dove posso vedere un po’di panorama e acquistare qualche souvenir !

A partire da sabato mattina, tutta un’altra storia!

Sull’aereo per l’isola di Pasqua mi trovo in mezzo a un gruppo di americani, e faccio amicizia con Michael, il mio vicino di posto, un ricercatore dell’Università di New York.

E’ super tecnologico: mentre io ho lo zaino pieno di fotocopie, lui sfodera l’ I-phone, un mini computer portatile con Starry Night già settato per l’isola di Pasqua, compresa l’animazione con l’orbita della cometa McNaught, e anche Kindle, il libro elettronico. Mi sono sentito al livello evolutivo di un Australopiteco!

Però è un gruppo simpatico e il viaggio passa veloce conversando (Michael che sta al finestrino mi fa anche alcune foto al paesaggio).

Le prime ore sull’isola sono state entusiasmanti.

Lo so, pioveva a dirotto, il timore di non riuscire a vedere l’eclisse incombeva senza pietà, ma la prima sensazione, al cospetto dell’Ahu Akivi, il primo sito visitato, era : “ce l’ho fatta, ho visto i moai! Succeda quel che succeda, potrò raccontare di aver visitato l’Isola di Pasqua!”.

Con la discesa nella grotta di Ana Te Pahu orami avevo mollato gli ormeggi ! Potevo omologare ufficialmente l’invenzione di una nuova disciplina, uno sport estremo: il trekking e la speleologia su una gamba sola !

E arriviamo al giorno dell’eclisse.

L’arcobaleno sui moai del complesso di Tahai rende ancora più mistico il paesaggio che già era carico di mille suggestioni.

E’ inutile cercare aggettivi mirabolanti, solo chi era là può capire le sensazioni che abbiamo provato.

Dal mio punto di vista di astrofilo claudicante, posso aggiungere qualche particolare supplementare. Ad esempio, l’invenzione del “pentapode”, ovvero un normale treppiede fotografico, troppo leggero, che il vento sbatteva regolarmente per terra e che io ho rinforzato con le due stampelle, realizzando l’innovativa configurazione a 5 zampe ! Quasi quasi la brevetto !

Ma il momento clou è stato, com’era ovvio, la fase centrale della totalità.

Miracolato come se avessi fatto il bagno nell’acqua di Lourdes, mi alzo dalla sedia, ignoro le stampelle, afferro la macchina fotografica compatta (la Canon è sul treppiede per fare le foto alla corona solare!) e mi getto anima e corpo a cercare nei pochi secondi un angolo che mi consentisse di inquadrare nel campo sia un moai che il sole eclissato. Nello spostarmi goffamente passo davanti agli strumenti di qualcuno, che giustamente mi urla in preda al panico (immagino gli improperi che mi sono meritato in quel momento: chiedo venia, e invoco la semi infermità mentale temporanea!).

Però ci riesco, ho una foto dell’eclisse sopra i moai! E’ la foto che avevo sognato sin dal primo momento in cui avevo pensato al viaggio. Le foto con il tele sono stupende, ma in fondo non sono poi così diverse da quelle del 1999 in Austria o del 2006 in Libia (le mie due precedenti eclissi). Ma l’eclisse con i moai è un evento unico e irripetibile, è l’immagine che negli anni a venire potrò mostrare dicendo “c’ero anch’io!”.

E c’è ancora una emozione che mi aspetta. Avendo perso la prima parte del viaggio, non avevo ancora avuto l’occasione di ammirare la volta celeste australe!

La sera dopo cena per la prima volta in vita mia posso vedere la Croce del Sud e Alfa Centauri. Una giornata davvero indimenticabile !

Il terzo giorno sull’Isola è ormai “in discesa”. Sgambetto come un capriolo tra i moai, affronto senza timori il sentiero di Orongo, dove incontro il gruppo di americani, i compagni di viaggio sull’aereo. Il clima è euforico, tutti cercano di fissare bene in mente le emozioni del giorno prima, alle quali si aggiungono quelle del momento, di fronte ai più fantastici siti archeologici di Rapa Nui.

La cava di Rano Rarako, i moai di Tongariki, la spiaggia di Anakena, dove assisto con non poca invidia al bagno nell’oceano di una buona parte dei membri del nostro gruppo !


Gli ultimi giorni passano velocemente, si torna a Santiago, facciamo l’ultimo giro della città, mi preoccupo un po’ per il lungo viaggio di ritorno. E’ stata dura, lo ammetto. Il volo lunghissimo (con un piede così non si dorme sull’aereo!), il ritardo della coincidenza a Madrid, le lunghe attese al caldo infernale (io avevo addosso abiti invernali, non mi era rimasto altro da mettermi!) sono stati gli ultimi ostacoli da superare!


Ma quei disagi si dimenticano subito, mentre i momenti dell’eclisse ed ogni minuto passato sull’Isola di Pasqua resteranno indelebili tra i miei ricordi!


Rapa Nui, l’ombelico del mondo !

L’eclisse!

E io ..... c’ero !


Paolo “FOX” Volpini




Ringraziamenti


Un ringraziamento speciale a :


Yuri Marin, il nostro corrispondente cileno (Exploring Chile) la cui assistenza è stata indispensabile per consentire il ricovero presso la clinica. Yuri è stato anche il mio unico contatto con “il resto del mondo” per i primi tre giorni, e mi è stato di conforto ben oltre la semplice “assistenza tecnica”. Un caro saluto anche ai suoi familiari che sono venuti a trovarmi in clinica.


Guido Arce, l’amministratore dell’ Hotel Chez Joseph ad Hanga Roa. Mi ha fatto da autista per l’intera permanenza sull’Isola di Pasqua, aiutandomi in tutti gli spostamenti e assicurandomi ogni possibile assistenza logistica. Siamo stati insieme anche durante l’osservazione dell’eclisse e l’aiuto che ho ricevuto è stato molto di più del semplice rapporto “gestore - cliente”.


Naturalmente grazie a Stella Errante e a tutto il gruppo che mi ha fatto compagnia ed ha sopportato il mio passo lento da turista azzoppato !


E grazie al cielo dell’Isola di Pasqua, che ci ha regalato una giornata serena per assistere allo spettacolo più bello del mondo !!!!

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